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La Terapia Analitica è un lavoro di artigianato.
Una cassetta degli attrezzi per il falegname; una piantina e della terra per l'agricoltore; farina, uova e mani per il fornaio; carta, penna e fantasia….per lo scrittore; in ogni arte serve il giusto strumento.
In terapia lo strumento è la relazione terapeutica, l’ascolto, l’osservazione e il confronto.
Ciascuno di noi è portatore di una storia unica.
Ritrovare e ristabilire in modo creativo un nuovo equilibrio nel proprio conflitto, nella propria storia e nelle proprie difficoltà è il viaggio simbolico, intimo e profondo che chiamo Terapia Analitica.
Un viaggio che ha lo scopo di creare nuove connessioni, più autentiche e originali, con la propria Psicologia Personale e una nuova amicizia con i propri punti deboli.
Prendere coscienza delle proprie risorse e delle proprie potenzialità inespresse.
Dolore, disagio, ansia, panico, paura, dramma, malattia, crisi esistenziali, sono solo alcuni degli attivatori di questo processo.
Eventi critici che ci portano a farci domande, trovare nuove soluzioni per andare avanti e quando il procedere è oscuro, è il momento di chiedere aiuto.
Chiedere aiuto ad un professionista psicologo è un atto di coraggio, di umiltà e profondo amore verso se stessi, un atto adulto, poiché gli adulti si prendono cura di se stessi, i bambini hanno bisogno della mamma e del papà.
Il fine della relazione terapeutica, sarà quello di ricreare comportamenti più duttili, resilienti, accoglienti e dinamici, ai continui cicli e cambiamenti della vita, e per fare questo c’è un metodo unico e originale che va ricercata nel proprio inconscio, la ricetta è dentro ogni singolo, perché i malesseri della psiche individuale si curano con le risorse e le peculiarità della psiche individuale : L’inconscio.
“Similia similibus curantur : il simile cura il simile”
L’accettazione del continuo movimento dell’esistenza e della propria natura, crea nuove armonie, ristabilisce fisiologia e arreca salute.
In caso contrario resteremmo nevrotici, contratti, rigidamente incastrati, pietrificati e impantanati nella stasi, che è la prima fonte di disfunzione e malattia. Una vita ferma non prevede il cambiamento e la psiche per sua natura tende al cambiamento.
Assumersi la responsabilità della propria salute; saper sopportare il peso di tale difficoltà, ci conduce ad una condizione di scarica della tensione mentale, condizione necessaria per alleggerire la pressione esercitata dai pensieri e dalle immagini distorte in noi, e di conseguenza una maggior predisposizione a vivere onestamente e genuinamente la propria vita:
Non pensarla, non fantasticarla, ma viverla.
Dr. Speroni
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